eva gerace
Intervista alla dott.ssa Eva Gerace -RTV - Reggio TV
del 06 Agosto 2022.
Eva Gerace, nella presentazione del libro "La Psicoanalisi e la sua causa nel tempo del non ascolto", intervista ai microfoni di RTV.
Attaccamenti Multipli -RTV - Reggio TV
del 29 giugno 2019.
Eva Gerace , nel convegno "Attaccamenti Multipli - Psicologia dei legami Contemporanei" presso Sala Biblioteca, Palazzo Alvaro Reggio Calabria, intervista ai microfoni di RTV.
Marlon Brando: Y el deseo se hizo hombre
Radio Uruguay - Jueves 9 de abril de 2015 - 16:01 hs.
Entrevista a Eva Gerace, doctora en PsicologÃa ClÃnica, Psicoanalista. Nació en Italia; lugar donde enseña y ejerce su práctica analÃtica. Vivió gran parte de su vida en América Latina. Trabajó en diferentes servicios Hospitalarios. Docente Universitaria en pre y post grado en facultades de psicologÃa y de medicina, y en Instituciones PsicoanalÃticas en Argentina, Colombia e Italia.
Fundadora y ex presidente del CÃrculo PsicoanalÃtico del Caribe. Autora de numerosas publicaciones cientÃficas, culturales y de los libros: Marlon Brando: Y el deseo se hizo hombre.
Escuchar aquà la segunda parte del programay
LEGGENDO TRA LE RIGHE -RADIO TOURING 104
del 9 febbraio 2014.
Eva Gerace , con il suo libro MARLON BRANDO QUANDO IL DESIDERIO SI FA UOMO,
si racconta ai microfoni di RADIO TOURING 104.
Arte e Psicanalisi - Intervista alla Dott.ssa Eva Gerace
Ylenia De Marco - 27.02.2006
La psicanalisi, in quanto strumento interpretativo dell'arte, indaga e analizza i simboli, la loro rappresentazione, le parole, i significanti, la lettera, la scrittura, ma qual è il rapporto che intercorre tra l'arte e la psicanalisi? Per comprendere le influenze psicanalitiche sull'arte abbiamo intervistato la dottoressa Eva Gerace, psicologa esperta in psicanalisi formatasi professionalmente in Argentina e scrittrice.
Domanda: Qual è la funzione dell'arte?
Eva Gerace: Freud, per poter definire la psicoanalisi attinge a grandi sorgenti come: scienza, casi clinici, arte e amore. Grazie a queste preziose fonti Freud elabora il tema della sublimazione. Uno dei destini della pulsione (concetto psicoanalitico che mostra l'energia psichica nella sua funzione limite tra lo psichismo e il corpo) è la sublimazione e questo concetto è anche limite, ma tra la psicoanalisi e la creazione. L'oggetto d'arte creato, offerto, esposto, ha una funzione liberatoria fondamentale: libera il soggetto dal godimento dell'Altro e lo porta verso il proprio godimento. Allora posso dire che la funzione dell'arte sembra essere legata essenzialmente al godimento eprova, e tante volte ci riesce, mediante il riconoscimento culturale e dei propri simili, a liberare il soggetto che era rimasto alienato nello specchio, dove l'Altro ha i suoi godimenti. Un esempio dove questo non avviene si ha con Van Gogh: lui non si libera dell'Altro, non può farsi un nome proprio attraverso le sue opere. Nel momento massimo della sua cancellazione come soggetto, l'unica forma di liberarsi dell'Altro è quello di togliersi la vita. L'Altro (ti raccomando, con la A maiuscola) rappresenta un posto che può essere occupato da qualsiasi personaggio attuale, o da qualche situazione di dipendenza, che sostituisce la figura parenterale, che in genere riguarda l'infanzia del soggetto. L'artista è un sovversivo, ha potuto fare uso della sua creatività per distruggere quello che era stato stabilito nel campo dell'Altro e con la sua sovversione simbolica, con la sua originalità e verità , sovverte supplendo la funzione paterna e limita così il godimento dell'Altro. L'artista crea, crea dal nulla, e il nulla è creato da lui, per questo diciamo che la creazione dell'arte mostra una assenza, che si ricrea ogni volta. Noi, semplici mortali, possiamo imparare da questo. Allora, l'opera d'arte in quanto "sublime" riguarda il concetto psicoanalitico di "sublimazione", si sostiene, fino a che questo dono è legato ad un atto d'amore, segno da trovare in ogni lettura, nel silenzio o nelle voci di quelle note che ci nutrono, nella danza che porta fino all'estremo l'estensione di un corpo o nelle tele. Generosamente tutto questo ci lascia tracce nelle forme delle impurità , dell'ambiguo, delle luci, delle ombre, delle urla, del silenzio, dell'amore.
D: L'opera d'arte è il contenitore del pensiero inconscio dell'artista?
E.G.: Il creatore ha la possibilità di lasciare tracce sul marmo, sullo spartito che è musica, sulle tele che possono rappresentare i girasoli sempre vivi, sulla pietra dove la preistoria si tocca ancora oggi. Queste impronte non portano a confusione: è lo stile, sono le tracce dell'oggetto, causa del suo desiderio e di se stesso come soggetto. Nell'atto creatore l'artista permette la caduta del suo oggetto "sublimato" sotto la forma di un oggetto d'arte. Quando questo oggetto è "mostrato", nell'incontro con il pubblico l'opera creata ed esposta offre le risonanze della sua"verità "(questo contenitore del pensiero inconscio di cui tu parli sarebbe questa verità ) quella dell'artista s'incontra con quella del pubblico partecipante. Spiegandolo in una maniera diversa: l'orma, la traccia dell'artista (del soggetto artista) irrompe senza senso nel reale dell'opera creata. La "verità " del soggetto è quella che parla nell'opera d'arte. Oltre alla sua presenza, l'opera creata si stacca dal creatore, al di là della sua presenza.
D:Il linguaggio dell'arte, pur non essendo verbale, consente l'emergere di tutte le pulsioni nascoste?
E.G.:Bene, allora continuiamo sulla stessa strada. L'idea dell'arte come "organizzazione del vuoto", come ci viene insegnata da Haidegger: Il vaso ha il suo valore finché fa da "cornice" al vuoto, da contenitore; non è verbale ma ha un suo linguaggio: quella traccia (può essere una pittura, un poema, una musica...) è significativa in quanto circonda un vuoto...un silenzio, e le radici da dove si nutre l'ampio albero della creazione sono le pulsioni.
D: L'approccio dello psicanalista, rispetto ad un testo letterario e verso un'opera d'arte, è il medesimo o il metodo di analisi cambia?
E.G.: Quando lo psicoanalista "utilizza" i metodi della psicoanalisi per l'approccio a un testo letterario o a qualsiasi opera d'arte chiama questo processo: "psicoanalisi applicata". Come lo stesso nome indica, si fa un'applicazione degli strumenti analitici per capire sia un'opera, sia la vita di un artista. Ricordo che già Freud diceva che gli scrittori erano vicini alle verità fondamentali della psicoanalisi. Lui ammirava - ed imparava - da Goethe, Shakespeare, Rolland, Platone, Nietzsche, Zweig, Schopenhauer, perché aveva intuito che i loro pensieri erano all'avanguardia, come accade in genere per ogni artista, nella sua epoca. Andando avanti nelle ricerche, negli ultimi anni, una psicoanalista francese, Sylvie Le Poulichet, in un interessantissimo libro - che in spagnolo si chiama: "El arte de vivir en peligro. Del desamparo a la creaciòn" - si è messa ad ascoltare le teorie suggerite dagli stessi artisti, teorie queste che costringono la psicoanalisi a fare crescere la propria creatività , proponendo così una nuova relazione tra l'arte e la psicoanalisi. Nel corso del tempo alcuni analisti cercarono di sviscerare il significato occulto di un'opera e di spiegarlo semplicemente tramite la vita dell'artista. Le Poulichet, non è d'accordo con questo, e spiega che l'analisi è fondata, piuttosto, su una costruzione sullo stile delle "teorie sessuali infantili" scoperte da Freud. Questa costruzione si basa perciò su un meccanismo che impedisce il ritorno di ciò che è già accaduto e non solo, anche temuto, quando nella realtà è già successa una sorta di catastrofe. Gli artisti che vivono, o hanno vissuto, in "pericolo" ci mostrano che l'elaborazione della catastrofe impedisce che questa abbia un effetto completamente devastante sul soggetto. La psicoanalisi e l'arte hanno un punto di contatto fondamentale, entrambe si occupano del godimento. Ognuna di esse lo mostra, ci lavora o l'interpreta con lo strumento che più le appartiene.
D: Nel tuo ultimo libro, Marlon Brando diventa un "caso clinico", come nasce l'idea di questo saggio?
E.G.: Senza preavviso! Io volevo soltanto di-mostrare il percorso psichico che permette di arrivare ad una strutturazione soggettiva (dovevo di-mostrarlo per fare capire ai professionisti che stavo formando, le origini psichiche della bulimia, per questo la relazione si chiamava "Il cibo è stato sempre un buon amico"). Ci sono personaggi che ci appassionano: volevo capire come, oltre le sue difficoltà , Brando, sia potuto diventare icona di un'epoca, tanto che un giorno Al Pacino, quando recitava con lui nel film "Il padrino", aveva fatto una battuta, adesso molto conosciuta: "E' come recitare con Dio". Così ho voluto rintracciare l'uomo che c'è dietro il mito.
D:Conosciamo il mito, ma chi è Marlon Brando? (l'uomo)
E.G.: (Sorridendo risponde) Penso che per trovare la risposta basti leggere il libro.... Può darsi, non lo so, ma spero che qualcosa si possa conoscere dell'uomo Brando dopo aver letto come lui si presenta, me lo auguro!
D: La tua analisi si è basata sulle parole e sui significanti. In una psicoanalisi, ciò che conta maggiormente, è ciò che si dice o come si parla ?
E.G.: Sui significanti che lo stesso Brando aveva scelto precedentemente, quando aveva scritto (o fatto scrivere) le sue biografie. Ho provato a lavorare con la catena di significanti articolata da lui, utilizzando la formula che Lacan aveva preso da Saussure: quello che rappresenta il soggetto in relazione a un significante che porta ad un altro significante e così via. Lacan ci ha fatto capire che l'incoscio è strutturato nello stesso modo (con le regole del linguaggio: metafora, metonimia, sineddoche, ecc.) in cui è strutturata una catena di significanti, sempre in circolazione. E' importante, non solo la parola, che ci permette di ascoltare il discorso del soggetto con i suoi significati, ma anche il modo di esprimerlo. Noi stiamo attenti ad ascoltare non solo quello che si dice, ma anche come si dice. Nell'atto di parlare, il soggetto, cambia il tono di voce, balbetta, fa un lapsus, non gli "esce" una parola; qualsiasi "segno" del "linguaggio", ci può indicare che là c'è qualche difficoltà , qualche nodo che deve essere sciolto.
D: Qual è il nesso tra la storia di un soggetto e il sintomo?
E.G.: Freud ha avuto, in principio, una interessante intuizione con i suoi primi pazienti, man mano che questi parlavano delle loro storie, c'era nel loro racconto una connessione, un nesso, come tu hai detto bene, con quello per cui stavano soffrendo. Perché? Perché il sintomo non è solo una disfunzione. Non è solo "qualcosa che non va", è molto di più! Tra le altre cose è un messaggio da decifrare, un'invenzione che ha dovuto creare il soggetto per dire qualcosa che non può dire in un altro modo, per questo ti ho detto che è un messaggio da decifrare, ancora sconosciuto, enigmatico, che ha bisogno di essere capito, nello stesso modo in cui si procede coi geroglifici. Possiamo dire che è un modo che ha il soggetto per rappresentarsi; quel sintomo rappresenta, a noi che ascoltiamo e leggiamo quello che il soggetto dice, una scena, ancora non capita, della sua storia, del suo essere. Si tratta di capire che il sintomo è una forma per mettere in scena quello che è nascosto, non capito, della storia personale del soggetto che sta parlando, per questo dobbiamo stare molto attenti quando "lavoriamo" su un sintomo perché stiamo lavorando direttamente con il soggetto. Il sintomo è una parola imbavagliata da decifrare e riguarda un capitolo della storia dimenticata del soggetto.
D: Siamo davvero, come disse Borges, tutto il nostro passato?
E.G.: Sì. E questo passato ci costituisce. Ma ricordiamo la frase di Borges per capire che in quel "tutto" ci sono: il nostro sangue, la gente che abbiamo visto morire, i libri che ci hanno migliorato, in una parola...siamo piacevolmente gli altri.
D.: Mi racconti un po' di te?Eva Gerace oggi è il mio "caso clinico"... (risata)... scherzo!
E.G.: Di me? Compito difficile! (ride)... e sì...la tua battuta è molto interessante... quando una persona parla, rimane esposta... e chi sa leggere - quando ascolta - può conoscere dell'altra persona alcuni sui aspetti a volte sconosciuti anche a se stesso. Sono ritornata nella mia terra natale cinque anni fa e mi sono prefissa il compito di ricominciare tutto un'altra volta, ma adesso in italiano...(ampio sorriso). Sto ripensando alla teoria analitica, ad ogni cosa che ho imparato da questa, a come strumentarla nei disagi che la cultura attuale ci presenta. Il mio gusto per l'arte si raddoppia nel ringraziamento che ho verso di essa per tutto quello che mi offre ed e per l'aiuto che mi dà , la stessa cosa è per la psicoanalisi... Lavoro vicino al mare, il lungomare reggino mi trasporta nelle parole che cullarono la mia vita: viaggio...Così ho imparato che la vita è un viaggio, che in ogni porto troviamo nuove conoscenze, nuove allegrie, alcune parole per dare e alcune perdite per tollerare... Vivo vicino al mare, per continuare a costruire con gli strumenti dell'arte: la bellezza e l'amore. Ho imparato che quando si raggiunge un certo livello di soddisfazione, arrivano alcune idee che portano a far "sbocciare" alcune parole diverse ..., non so può darsi che abbia imparato ad ascoltare... Mi hai fatto ricordare una risposta di Borges, una volta gli avevano chiesto se il poema era qualcosa che arrivava a lui, che era rivelato a lui attraverso i sogni. Jorge Luis Borges aveva risposto: "io ricevo la poesia".
Facciamo i nostri complimenti a Eva Gerace per il suo lavoro e la ringraziamo per la disponibilità .
Eva Gerace: "Marlon Brando. Quando il desiderio si fa uomo"
(Città del Sole Edizioni), Reggio Calabria, 2005 http://www.cittadelsoledizioni.it/